My dearest: il suono di un fiore che sboccia

Have you heard of the sound of a flower blooming in the spring?”

Lee Jang-hyun

“Hai mai sentito il suono di un fiore che sboccia in primavera?” No e a mente lucida nessuno di noi risponderebbe affermativamente a questa domanda; al massimo, se chiudiamo gli occhi e ci impegniamo a fondo, riusciamo ad immaginare la scena e vedere i primi raggi del sole di marzo che illumina il prato con ancora le gocce di rugiada sui fili dell’erba, possiamo anche udire in lontananza il ronzio delle api ma il suono di un fiore che sboccia è impossibile riuscire a sentirlo.

E se invece abbandonassimo per un momento la razionalità?

Proviamo ad ascoltare il battito del nostro cuore quando siamo felici, mettiamo una mano sul petto e chiudiamo gli occhi, ecco quello è il suono di un fiore che sboccia in primavera, come il suono di una risata sincera volando sull’altalena, il suono di un cuore che s’innamora dopo l’inverno rigido e le mille delusioni della vita. Forse è un po’ troppo poetico come incipit ma è il modo migliore per provare a spiegare cosa è stato questo drama per me, come un fiore, come una risata, come innamorarsi lungo la strada, lungo la storia coreana.

Ho iniziato questo drama perché avevo voglia di tornare agli storici. Nella prima parte dell’anno avevo The Forbidden Marriage e Our Blooming Youth, due drama storici che ho promosso nonostante delle pecche nel loro percorso che mi avevano spinto a fermarmi un attimo con questo genere e My dearest è stata la spinta giusta per ricominciare.

È stato definito come la versione coreana di Via col Vento, il romanzo di Margaret Mitchell sulla guerra di secessione americana, diventato celebre con il suo adattamento cinematografico del 1939 ed un cast spettacolare che vede Vivien Leigh e Clark Gable come protagonisti assoluti, la presenza di Olivia de Havilland, senza dimenticare Hattie McDaniel nel ruolo di Mami. Ovviamente è impossibile non concordare con il paragone, perché davvero -almeno in questa prima parte- ne ricalca abbastanza fedelmente le scene ma azzarda un pochino di più con il carattere dei personaggi che vengono sviluppati decisamente meglio.

Sotto il profilo storico, urge aprire una piccola parentesi sulla storia coreana che -almeno per quanto mi riguarda- spesso presenta delle lacune nella nostra preparazione accademica. Sono sincera: non ho mai studiato la storia coreana a scuola, credo di essermi limitata alla Cina con un “Marco Polo e Matteo Ricci sono andati in Cina”; da qualche parte devo anche aver sentito parlare della dinastia Ming per arrivare poi alla storia moderna con il libro rosso di Mao e l’episodio di Piazza Tienanmen. Ma la Corea? Ecco, a parte della divisione storica e geografica tra Corea del Nord e Corea del Sud, non sapevo altro prima di entrare nel vortice dell’onda coreana e qui si è aperto un mondo perché, grazie ai drama storici, ho scoperto l’illuminismo coreano in The Red Sleeve, la storia dei tre regni in Hwarang, la dinastia Goryeo con Moon Lovers e la bellezza dei palazzi reali coreani che ho avuto la fortuna di visitare durante il viaggio in Corea, camminando lungo i percorsi visti in Bloody Heart e altri drama che sono entrati nel mio cuore di spettatrice.

My dearest è ambientato durante la seconda invasione manciù della Corea, quando la dinastia Qing che regnava sulla Manciuria invase la Corea e la dominò fino al 1894, quando poi passò sotto l’occupazione giapponese. Gli eventi narrati nel drama sono fedeli a quanto realmente accaduto, eccezione fatta per i protagonisti che sono opera di fantasia degli sceneggiatori.

La storia si apre nel 1659, con un Ispettore reale che cerca di trovare un certo Lee Jang-hyun, il protagonista della storia (interpretato da Min Nam-koong) menzionato più volte nei quaderni del principe ereditario. Per farlo si reca nelle prigioni dove venivano rinchiusi le persone affette da demenza senile o con problemi mentali vari. Lì incontra una persona che inizia a raccontargli la storia partendo dal 1636, l’anno dell’invasione.

E come in Via col Vento, troviamo la nostra Rossella, qui chiamata Yoo Gil-chae (Ahn Eun-jin), civettuola, allegra e spensierata, innamorata dell’Ashley di turno, Nam Yeon-joon (Lee Hak-joo, My Name), studente di confucianesimo, ligio allo studio e all’amore per la patria, al punto che quando viene annunciata la guerra, decide di partire subito per andare dal Re Injo (Kim Jong-tae) e il principe ereditario Sohyeon (Kim Moo-jun, Love All Play) che si sono rifugiati presso la fortezza di Namhansanseong, abbandonando Gil-chae ma anche la fidanzata, Kyung Eun-ae (Lee Da-in). Yeon-joon è solo uno studente, poco pratico della guerra se non a livello teorico, un uomo che ricalca in pieno il “Dulce et decorum est pro patria mori”.

E Rhett dove si piazza? Jang-hyun è un Casanova, che non crede al matrimonio, non crede nei princìpi del Confucianesimo e soprattutto non crede nella patria ma solo in sé stesso, nell’amicizia con il suo fedele servitore e con l’amico di sempre, il cantante pansori Ryang-eum (Kim Yun-woo che sto vedendo in questi gironi in Begins Youth). Da subito però resta colpito da Gil-chae, definita una volpe dalle 99 code, per il suo carattere forte e ci prova con lei ricevendo picche.

Ma con lo scoppio della guerra, tutto cambia. Vediamo Gil-chae crescere rapidamente e trasformarsi nel giro di un paio di episodi in una donna pronta a tutto per salvarsi e salvare le persone a lei vicino, anche a costo di uccidere un uomo. E se la storia ricalca quella del romanzo originario, il carattere (ma anche l’interpretazione magistrale della protagonista) è completamente diverso. Perché a differenza di Rossella, Gil-chae è infatuata di Yeon-joon ma non odia Eun-ae, anzi. E lo vediamo all’inizio dai piccoli dettagli fino a quando ad un certo punto non invita letteralmente l’amica ad accettare la proposta di matrimonio dell’amato, sopravvissuto alla guerra grazie a Jang-hyun.

Vediamo la protagonista rinascere, prendendo coraggio e buttandosi negli affari. La vediamo prendere iniziative, restare delusa ma rimboccarsi poi le mani per cercare di sfamare la famiglia, con un padre che finita l’invasione è diventato pazzo. La osserviamo valutare con attenzione anche la proposta di matrimonio di Gu Won-moo (Ji Seung-hyun) un ufficiale militare.

Senza dimenticare il suo sguardo ogni volta che Jang-hyun la punzecchia o quando l’ha baciata o quando lei si dispera perché è convita che sia morto. E lui che la salva ogni volta senza farsi vedere.

Non possiamo non fare il tifo per loro due come coppia ma anche singolarmente perché sono due personaggi che entrano sottopelle. Ed onestamente non vedo l’ora di iniziare la seconda parte di quest’avventura per capire come si è evoluta la storia nei due anni tra la fine della prima parta e l’inizio del nuovo capitolo.

Vi lascio con questo video no spoiler con la OST di MiYeon delle (G)I-dle che ho letteralmente adorato e trovo perfetta per il drama.

Fatemi sapere cosa ne pensate qui e su IG!

Postilla: se vi sembra familiare la recensione è perché l’avete letta in precedenza su un’altra piattaforma e adesso la trovate qui in versione aggiornata.

Lor

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