“Don’t be scared…even if I break down sometimes”
(Jin, Another level)
Cosa ci spaventa più di tutto? Qual è la nostra paura più grande? Per alcuni è ritrovarsi soli, crollare davanti al mondo, piangere di fronte ad estranei, ammettere le proprie debolezze. Sembra quasi un paradosso parlare di paure quando il titolo dell’album di debutto da solista di Jin, uscito il 15 novembre 2024 a pochi mesi dal suo congedo, si intitola Happy, Felicità. Eppure la paura non è altro che un riflesso della felicità stessa, un’emozione gemella che convive con lei. Quando siamo felici, vorremmo che quel momento non finisse mai e viviamo con questa piccola paura, quasi impercettibile, che rimane nascosta fino a che non ne prendiamo consapevolezza, fino a quando non riconosciamo che esiste e niente è per sempre. Ma non dobbiamo avere paura di esser felici, del futuro, di noi stessi, anche se qualche volta crolliamo o crollano le persone al nostro fianco.
Se dovessimo ritrovarci di fronte allo Specchio delle Brame (o Specchio delle Emarb) di Harry Potter, quello che mostra i nostri desideri più profondi, nessuno ha la certezza di cosa vedrebbe riflesso ma, per Silente, “l’uomo più felice della terra riuscirebbe a usare lo Specchio delle Brame come un normale specchio, vale a dire che, guardandoci dentro, vedrebbe se stesso esattamente com’è”.
Non so cosa vedremmo noi ARMY o i BTS stessi, ma mi piace immaginare che Jin riesca a vedere il suo riflesso, esattamente com’è perché merita di esser felice, soddisfatto del lavoro che ha realizzato, di riuscire finalmente a guarire dalla sindrome dell’impostore, dalla paura di non essere all’altezza -vocalmente parlando- degli altri membri che lo ha accompagnato sin dal suo debutto come solista e che emerge in testi come Awake, Epiphany, Abyss e Moon.
Quest’album tanto atteso e finalmente arrivato, anticipato da I’ll be there, singolo uscito il 25 ottobre, gli è già valso il consenso del pubblico con i quasi 18 milioni di streams nel giorno di rilascio (il 16 novembre) e della critica con lo staff di Billboard US che lo ha piazzato al 23esimo posto nella classifica dei migliori nel genere kpop del 2024.
Era dall’uscita di The Astronaut con i Coldplay che aspettavamo questo momento e non ci ha deluso, complice anche -tra i tanti- la partecipazione di nomi noti come la Smeraldo Garden Marching Band (senza Jimin; ossia Pdogg, Evan e Ghstloop), Max (che ricordiamo in particolare per Burn it di Agust D e Yet To Come dei BTS), Cho Yun-kyung (che ha collaborato con i TXT, gli EXO, i Zerobaseone), Taka e Toru dei One Ok Rock, Wendy delle Red Velvet, Jon Bellion (rapper e produttore americano che ha partecipato alla scrittura di tracce come Seven -entrambe le versioni-, Standing Next To You e Somebody presenti in Golden, l’album di JK ma anche ad Who in MUSE di Jimin), ARCΛDES (vi suonano familiari capolavori come Mikrokosmos, Inner Child e Jamais Vu? Questo duo britannico ha collaborato alla scrittura e produzione di alcuni dei successi più amati dei BTS), Gary Barlow dei Take That e anche una guest special italiana, Shorelle (artista vicentina) che ci ha riempito d’orgoglio ma soprattutto Jin stesso presente nei crediti di quasi tutte le tracce (tranne quella in apertura).
Veniamo all’album in sé, presentato con tre diverse copertine (rosso, blu e verde con il nome di Jin nascosto tra le lettere che ne compongono il titolo), formato da sei tracce che esplorano le varie sfaccettature del rock in un mix tra inglese e coreano, tra i sottogeneri che spaziano dal pop rock al rock alternativo all’indie rock con melodie moderne che però allo stesso tempo portano l’ascoltatore indietro nel tempo, agli anni Novanta.
Questa è la sensazione che si avverte all’ascolto della prima traccia Running Wild e i suoi diversi remix (usciti a posteriori e che comprendono la versione Ballad, Holiday, Afropop e UK Garage Remix). Qui, è come se la mano di Gary Barlow ci portasse a correre nel viale dei ricordi dell’adolescenza, quando eravamo disposti a tutto per la persona che era al nostro fianco. Regala l’immagine del primo amore che chiede un’altra possibilità (There’s a way that we can fly again. Remember how we used to love back then? C’è un altro modo per volare ancora insieme. Ricordi come ci amavamo un tempo?), di passare del tempo insieme, anche solo per una notte, fino ai primi raggi del sole del mattino (Let’s stay out all night, out all night until we see the sun) perché si può sempre riaccendere la fiamma della passione, della vita (We can light it up once more), correndo a perdifiato, fino a quando non resta più niente.
Si passa poi ad I’ll be there che porta istintivamente il sorriso al primo ascolto, con il ritmo incalzante del ritornello e con le parole di Jin che ci abbracciano, con la promessa che resterà sempre lo stesso I’ll stay the same (…) I swear that I will always sing for you (prometto che canterò sempre per voi). Questo è forse il singolo che rappresenta meglio il concetto dell’album, l’essenza di Jin, giving something greater than just the little things. That’s what I live for (donando qualcosa di più grande delle piccole cose, questo è quello per cui vivo), dando tutto se stesso, il suo tempo agli ARMY, when you feel down, when you feel all alone, when you need someone to lean on, I’ll be there for you (quando sarete giù, soli, avrete bisogno di qualcuno a cui appoggiarvi, io sarò lì per voi). E sarà con noi anche quando dovremo passare al prossimo livello nella nostra vita, Another level.
La vita è come un videogioco, dove affronti livello dopo livello, anche quando ti sembra di esser fermo, di sentirti perso in un labirinto e di girare in tondo come un criceto nella sua ruota (in my maze stage, where even breaths couldn’t reach, days trapped in a hamster wheel), Jin continuerà a darci la carica, la forza per arrivare alla fine ed evitare di cadere, di fermarci per la paura come in Falling, nella notte senza fine (the long night that never ends continues). Quando ami una persona ma questa sembra lontana mille miglia e cerchi di farti coraggio anche solo per parlarle perché per te rappresenta il mondo, la tua anima e tu invece sei solo una persona qualunque ai suoi occhi (You’re my soul and I’m just somebody).
Si prosegue poi con Heart on Window dove è presente anche la voce di Wendy e ci ritroviamo ragazzini a scrivere sui vetri, appannati dal freddo, a disegnare cuoricini con le dita perché qualcuno è riuscito ad entrare nel nostro io profondo, ad attraversare le finestre della nostra anima con la propria luce (in my heart that was always deeply dark, You suddenly fill the transparent window with your light).
E poi si arriva all’ultima traccia, I will come to you, che è quella che ho amato di più in assoluto. Melodia a parte che mi ricorda Tears in Heaven di Eric Clapton e già per questo è in grado di sciogliermi come neve al sole, è un brano scritto da Jin quando era ancora a militare, nei primi mesi di lontananza, pensando ai fans a casa, agli ARMY, alle loro emozioni e a ciò che ha provato lui stesso il 12 dicembre 2022, quando ha salutato i suoi compagni e amici di sempre con i primi fiocchi di neve che lo aspettavo (the day white snow fell, the day I left you), ritrovandosi sommerso dai ricordi ma anche con il desiderio che la primavera, che giugno 2024 arrivasse presto perché aveva una promessa da mantenere e l’ha mantenuta.
È tornato da noi, senza aspettare neanche un attimo per respirare, senza alcuna esitazione.
I’ll go to you,I promise I’ll go to you.
Quando Jin è partito, è stato il momento in cui ho realizzato cosa significassero per me i BTS, il posto che occupavano nella mia vita, il momento in cui mi sono ritrovata a piangere anche solo davanti alle fan art che i fans aveva creato perché capivo cosa stessero provando, non ero sola ma allo stesso tempo era come se all’improvviso mancasse una parte di me della quale non ero ancora consapevole fino a quel momento.
Chiudo con questo pezzo, nella versione live eseguita da Jin in un concerto su weverse e vi aspetto nei commenti qui e su IG sulle emozioni, aspettative e altro che questo album vi ha lasciato!
Lor
Lascia un commento