D-2 …fated to happen

Changes are fated to happen to everyone, perhaps it is how we change that is our karma to bear

(Agust D, Moonlight)

La consapevolezza di esser diventati adulti arriva per caso. Ti colpisce quando meno te l’aspetti perché fino ad un attimo prima ti sembra di avere vent’anni, esser pieno di sogni ed ideali, pronto a sconfiggere ogni stereotipo per vivere la vita che hai sempre sognato. Poi un giorno ti svegli, ti guardi attorno e prendi coscienza di quello che ti circonda, che la tua vita è diventata una routine (I thought when you became a superstar, you’d live life partying every day. Expectation hits reality hard on the back, Honsool) tra lavoro, giro sui social, acquisti online o nel centro commerciale di cui parlano tutti perché non puoi esser da meno, perché devi fare un selfie e postare una storia con la musica giusta che va in tendenza, il trend del momento, oggi sei diventato questo (My feed explains me, Strange). E quell’eterno Peter Pan che voleva cambiare il mondo è solo un ricordo.

Ma i cambiamenti sono destinati ad accadere per ognuno di noi, consapevoli o meno. Questo e il mondo in cui decidiamo di cambiare, le nostre scelte sono il karma, il peso con il quale dobbiamo convivere e con il quale dobbiamo confrontarci in uno scontro tra il nostro vecchio io e quello di oggi.

D-2 racconta e racchiude tutto questo e molto di più, a partire dalla stessa data di uscita improvvisata su soundcloud, andando contro il countdown promozionale che era stato lanciato. Se erroneamente all’inizio tutti pensiamo che il titolo si legga come il secondo mixtape di Agust D in realtà è un “D meno due”, Suga o meglio il suo alter ego Agust D ha deciso di anticipare la data di pubblicazione prevista di due giorni, spostandola dal 24 al 22 maggio 2020.

Il mixtape si muove sulle orme del precedente, composto anch’esso da dieci tracce in un mix tra inglese e coreano ma con nette differenze sia a livello strumentale che di genere (tra hip hop, trap, rock, pop ed R&B), che per i testi e le collaborazioni partendo da RM che è presente nella traccia Strange, a Max in Burn it, a Niihwa in 28, a Kim Jong-wan in Dear my friend ed a livello di scrittura compaiono nomi familiari agli Army come Ghstloop, El Capitxn, Pdogg ed Hiss Noise

Il primo singolo è Moonlight, la luce della luna, che si apre con una sorta di dialogo, un intro come se Agust D fosse sul palco, pronto per un concerto, a presentare di fatto il suo lavoro al pubblico, dicendo che sono passati tre anni ma ora è tornato a lavorare sulla sua musica. Ripercorre la sua storia iniziata a Daegu (sua città natale) e proseguita a Namsan-dong (dove i BTS hanno vissuto i primi anni della loro carriera) fino ad arrivare ad Hannam The Hill, nei quartieri alti di Seoul, continuando a vivere il suo sogno di bambino, il sogno di Peter Pan ma allo stesso tempo lottando contro la rabbia che porta dentro e contro la sua eterna pigrizia. La luce della luna continua a riflettersi su di lui nelle prime ore del giorno, all’alba, come in 140503 at Dawn (parte del primo mixtape), è rimasta la stessa mentre la sua vita è cambiata. Mentre lui cerca di trovare un equilibrio perché -come tutti noi- a volte si sente un genio, altre pensa di non aver alcun talento; a volte riesce a scrivere di getto una strofa ma poi resta bloccato con il secondo verso, come nella vita. E si chiede se deve continuare a correre ma non c’è una risposta perché inevitabilmente si va avanti e, mentre la tua vita cambia, la luce della luna resta la stessa.

Si passa poi al pezzo più iconico di sempre, una sorta di trap dedicato ai suoi haters e quello che è diventato il sinonimo di Agust D: Daechwita, uno dei singoli più amati anche per il video musicale che lo accompagna, ambientato in epoca Joseon in linea con la parte strumentale che riprende la marcia militare tradizionale coreana usata per accompagnare re, nobili e festeggiare le vittorie dell’esercito come a simboleggiare la sua ascesa nel campo musicale.

YoonGi ha preso il campionamento originale di questo genere di musica tradizionale pansori (stile noto anche ai fans dei kdrama storici come My Dearest) con percussioni kkwaenggwari (uno strumento tipico coreano simile al gong) per questo pezzo che è una sorta di cantilena quasi ipnotica con quel Daechwita solenne, seguito poi da who’s the king, who’s the boss… this country is too small to hold me (chi è il re, chi è il boss, questo paese è troppo piccolo per contenermi).

E What do you think? prosegue su questi passi, ponendo quella classica domanda “cosa ne pensi?” che facciamo tutti ma della quale in realtà non ci interessa mai veramente la risposta perché pensiamo a chi siamo e nel suo caso lui è il numero 1 della Billboard, ad un passo dai Grammy. Uno che ha iniziato dal basso, decidendo se mangiare o tornare a casa a piedi mentre oggi ha un conto a dieci zeri. Ma c’è un verso di questa canzone che gli army conoscono bene e con il quale hanno imparato a fare i conti we’ll be sure to go to the military when it’s time, andremo a militare quando sarà il momento e la nostra assenza sarà l’ultimo regalo a tutti quelli che ci hanno marciato sopra questa storia (gli haters che spesso e volentieri scrivevano nelle live messaggi ironici sul fatto che ancora non fossero partiti per il servizio di leva) perché quando torneremo voleremo sempre più in alto.

Strange è una condanna verso il capitalismo che ricorda Tony Montana nella parte iniziale a livello strumentale. È uno sfogo contro l’avidità, contro il mondo che considera i sogni come collaterali mentre inietta dosi di morfina chiamata speranza nelle persone, la speranza in sogni di carta, dimenticando quelli veri in favore di altre realtà come quelle dei social, degli influencer. Chi prende consapevolezza di esser schiavo del capitalismo, di questo sistema diventa lo “strano”.

Passiamo poi a 28, l’età anagrafica di YoonGi all’epoca dell’uscita dell’album e qui c’è la presa di consapevolezza dell’età adulta, di quando pensavamo che a vent’anni saremmo stati diversi, dopo il diploma tutto sarebbe stato diverso e poi dopo i trent’anni e…poi? Cosa volevamo, quali erano i nostri sogni?

I sogni di quel ragazzino di cui oggi vediamo le ceneri fuori dalla finestra come nell’inizio di Burn it, quella voce che era dentro di noi, la passione che mettevamo in tutto, il nostro io passato che guardandosi allo specchio non si riconosce più. Il mondo, la vita ci cambia e le persone ci giudicano. Siamo delle brave o delle cattive persone? YoonGi si interroga su stesso in People, ma anche sugli episodi drammatici della vita che la rendono estenuante, quella stessa vita da superstar tanto sognata che si era immaginato da bambino e che in realtà è molto diversa e spesso ti costringe a bere dopo una giornata in cui ti ritrovi solo nella tua stanza (Honsool).

E, come nel suo precedente mixtape, arriviamo all’interlude che fa da ponte tra le tracce precedenti e la chiusura. L’interludio Set me Free è stato realizzato a maggio 2020 in piena pandemia, omonimo del singolo di Jimin che deciderà di chiamarlo Set Me Free pt.2 proprio in onore di Suga, rende l’idea di volersi liberare delle proprie ambizioni, di quello che è anche se in realtà non è quello che vuole. Perché non sappiamo mai cosa vogliamo veramente.

Arriviamo poi all’ultima traccia Dear My Friend, una lettera aperta ad un suo amico di infanzia, con il quale sognava davanti al soju, quei sogni che abbiamo tutti da ragazzi, con la voglia di conquistare il mondo. Poi la vita porta le strade a separarsi e l’amico è finito al centro di detenzione di Seoul. Come sarebbe andata se YoonGi gli fosse stato vicino, se lo avesse fermato in tempo? Sarebbero ancora amici?

Non è dato saperlo, la vita va avanti come in un film del quale noi ci ritroviamo ad esserne protagonisti e spettatori inconsapevoli.

Vi lascio con il video di Daechwita nel quale compaiono anche due volti noti agli Army…li avete riconosciuti? E soprattutto avete già recuperato questo mixtape? Qual è la vostra traccia preferita? Fatemelo sapere qui e nei commenti su IG!

Lor

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