Quando è uscito il singolo On The Street, con il quale jhope ha salutato il pubblico prima di partire per il militare, ho pensato che fosse una canzone perfetta come del resto lo era stata The Astronaut di Jin a suo tempo. Mi avevano colpita il testo, il ritmo, il video musicale; soprattutto quest’ultimo girato a New York sulle orme dell’MV Simba di JCole, di cui ne ha ripreso sia le movenze che lo sfondo, ambientandolo infatti nel quartiere TriBeCa (con alcune scene girate nella stazione metropolitana Bowery). Ma non avevo notato quel piccolo particolare che gli ARMY più attenti hanno invece colto al primo colpo: un poster nella metro con la scritta Hope On The Street.
Per i fans di lunga data il nome richiama il programma di Hobi, composto da sedici episodi postati su twitter tra il 2015 e il 2019, girati tra la Corea del Sud, il Giappone e Malta, che io ho ignorato fino a quando, durante l’episodio di Suchwita con protagonista il sunshine del gruppo, i SOPE hanno svelato la notizia di un documentario e un album omonimo in arrivo per l’anno seguente firmato jhope.
Si è creato subito l’hype perché nessuno si aspettava un album nuovo durante il servizio militare. Ok che Jin ha preparato dei videomessaggi e tutti loro hanno detto che hanno lavorato a piccole sorprese per non farci sentire soli, ma la combo documentario e OST? Non era assolutamente prevedibile, neanche guardando il reel creato da jhope con Boogaloo Kin (il maestro e mentore che l’ha formato negli anni da trainee) sulle note di People pt.2, la coreografia che è stata un regalo per Suga, prima della partenza, per sostenerlo durante la promozione del suo primo album da solista D-day, rilasciato pochi giorni dopo la partenza di Hobi.
Ho aspettato a lungo prima di scrivere questa recensione, prima volevo finire di vedere il documentario e poi dovevo riuscire ad assimilare il tutto e non sono ancora sicura di esserci riuscita veramente.
Hope on the Street è una porta che si apre su un mondo che -almeno per quanto mi riguarda- è nuovo e sconosciuto: quello della street dance. Qualcosa che ho visto solo nei film come Save the last Dance, Honey, Step Up e per me cresciuta con questi e con Flashdance, Footloose e Dirty Dancing, è stato come tornare ragazzina con la voglia di provare di nuovo quelle emozioni, quella voglia di uscire per strada a ballare perché quando ascolti l’album ti sembra che tutti attorno a te siano avvolti dalla stessa magia e soprattutto che tu stessa sei capace di ballare e di trasmettere il tuo entusiasmo. Salvo poi renderti conto che la realtà che ti circonda è completamente diversa ma, quello che ti resta dentro dopo l’ascolto e la visione, nessuno può togliertelo.
Con il documentario, composto da sei puntate disponibili su Amazon Prime, entriamo in un mondo parallelo che si interseca e completa quello che Hobi ci ha fatto conoscere fino ad oggi. Si entra nella sua vita dall’ingresso principale ma in punta di piedi, come lui stesso si è posto nei confronti dei professionisti che lo hanno affiancato in questo viaggio da Gucchon, a Lock Woong, a Yugson, ad Henry “Link” ed infine la Neuron Crew. Ogni episodio è stato strutturato seguendo la tracklist dell’album, in un viaggio alla ricerca delle radici delle proprie passioni, di quella fiamma che continua a bruciare dall’uscita di Arson ma in realtà è nata molto prima con un ragazzino che aveva un sogno ed è riuscito a realizzarlo.
Il mio primo commento a caldo è stato che è un album dalle sonorità anni ’80 e ’90, che porta la mente ai pomeriggi alle Messaggerie Musicali con il bomber colorato e un paio di cuffie in testa, pronti ad ascoltare le novità musicali della settimana, complice anche l’influenza e la presenza all’interno delle tracce di produttori musicali come Nile Rodgers, chitarrista e compositore che ha collaborato in quegli anni con icone di fama mondiale come Madonna, Diane Ross, David Bowie; ma anche la presenza di Benny Blanco (già apprezzato in Bad Decisions con la vocal line dei BTS); Melanie Joy Fontana e Schulz (ricordiamo ancora una volta la loro partecipazione al testo di FRI(END)S); JINBO the SuperFREAK (che ha collaborato con Hobi anche in Chicken Noodles Soup); GAEKO dei Dynamic Duo (che ha all’attivo diverse collaborazioni con nomi noti come gli Epik High ma anche RM); Yoon Mi-rae (che gli amanti dei kdrama conoscono bene per Crash Landing On You, infatti lei è la voce di Flower, parte della OST del drama). Ma sono soprattutto due collaborazioni a livello vocale che hanno fatto impazzire gli amanti del kpop: JungKook nella traccia I wonder… e Hun YunJin de Le Sserafim in I don’t know.
L’album si compone di sei tracce, che comprendono anche una nuova versione di On the Street e di What if e spaziano dal genere lofi hip hop (un mix tra hip hop e musica chill-out, caratterizzata da imperfezioni come interferenze ambientali, ad esempio il fischiettio di Hobi in On the Street), all’old school hip hip, all’house e all’electro funk (genere che si distingue per voci rielaborate, distorte elettronicamente).
Partiamo con On The Street, solo version, questa volta senza la parte di JCole e, al suo posto, Hobi ha inserito un pezzo in cui parla al plurale di come abbiamo attraversato insieme il sentiero buio (dark path), asciutto (dry path), tortuoso (tough path) provando a sorridere, a gridare; quel sentiero è la vita, costellata da difficoltà, dove jhope era come un fiore spaventato che è sbocciato e diventato rigoglioso grazie ai fans che lo hanno sostenuto, anche se ora siamo in una sorta di “dissonanza stagionale”, affrontando la sfida più dura ossia la lontananza a causa del militare, lui continuerà a camminare per noi. Ma ci tiene a sottolineare che conoscere un sentiero e percorrerlo sono due cose diverse (Knowing the path and walking it are different, for us, I’m just walking all night). Anche se ha alle spalle una carriera solida e sa come muoversi, non sarà facile la strada da percorrere al ritorno dal militare ma, per noi, camminerà tutta la notte, percorrerà tutte le strade del mondo.
As always for us (come ha sempre fatto per noi).
Non ho una versione preferita tra questa e quella con JCole, sono onesta, le ho amate entrambe per quello che rappresentano cioè il messaggio di Hobi per gli ARMY, il suo regalo per salutarci e tranquillizzarci.
Un regalo che prosegue con la traccia I wonder… e la partecipazione della voce di JungKook. In questo singolo, Hobi si interroga su come saremo, come vivremo le nostre vite di fronte al momento più duro che affronteremo noi senza di loro e loro senza di noi (I wonder what we’ll be like and how we ‘ll be living our lives in the face of the darkness of time) ma, anche quando arriverà il tramonto cioè la fine della sua carriera (even when I encounter the twilight at the end of life), è sicuro che ci incontreremo guardandoci, senza aspettative, senza giudizi (face each other without expectation) perché lui ha totale fiducia in noi, nell’essenza pura dei suoi fans (because our colors are clear). E si chiede dove andremo (I wonder (…) where we’ll go) perché vuole tenerci vicino( ‘cause I wanna, wanna, wanna,wanna keep you close); ci sono infinite possibilità, scenari futuri da vivere insieme ma in questo momento l’unica cosa che abbiamo e alla quale dobbiamo aggrapparci è l’amore reciproco ed è tutto ciò di cui abbiamo bisogno (There is a hundred million maybes but I gotta know (…) This love right now, it’s all we got, all we need, we are happy right now). Che è un po’ quello che ci hanno chiesto all’inizio di Take Two con JungKook che chiede “Will you stay?” (Resterai con noi?).
E, oggi più che mai, con le ultime novità (voci di manipolazioni delle classifiche di vendite del 2016 che stanno creando caos tra gli Army coreani, la Hybe, il Ministro della Cultura, Sport, Turismo e la KOCCA), i BTS hanno bisogno di tutto il sostegno degli ARMY di tutto il mondo e come cantano Hobi e JungKook nel singolo “So why don’t we ride this feeling? Just dance right now” (perché non cavalchiamo questo sentimento? Balliamo ora), dobbiamo davvero ballare e far sentire la nostra voce, sostenendoli ascoltando la loro musica.
Ma in questo ultima parte, Hobi si rifà nello specifico al singolo “Just Dance” (dall’album “Love Yourself: Answer” dei BTS, del 2018), dove considera l’inizio di una storia d’amore come una danza. E su questo filo, si muove anche Lock/Unlock, il singolo con Benny Blanco e Nile Rodgers che vanno a completare e armonizzare la voce di Hobi. Forse è il pezzo che resta più impresso assieme a Neuron, perché dà una carica di energia incredibile. Come anticipato, riprende l’idea dell’inizio di una storia di un amore come una danza, dove le persone coinvolte devono imparare ad aprirsi (Unlock), prendere le chiavi per conoscersi (take the key), affinché la loro storia funzioni, per il loro amore (again for our love), per il loro mondo (again for our world). Si prosegue poi con I don’t know, dove si è superata la prima fase dell’innamoramento e ci si trova, svegli tutta la notte, a confrontarsi, a realizzare e capire che nulla deve esser dato per scontato in una storia (I took it from granted), nulla è per sempre (they say nothing lasts forever). Non dà nulla per scontato nel suo rapporto con gli ARMY.
Abbiamo poi uno stacco con la versione dance remix di What if…, che ci porta nella seconda parte dell’album che è il punto di partenza del documentario ma anche ciò che lega questo lavoro a Jack in the Box: la ricerca di se stesso, delle radici della sue passioni, il viaggio per trovare le risposte alle domande “chi sono senza Hope? Senza sogni? Senza passioni?”. Questa traccia si differenzia dall’originale, per la presenza del bridge creato da JINBO. Il bridge è quel contrasto, quel cambio di tonalità che si avverte all’interno del singolo e dove Hobi trova le sue risposte “but the truth is I could see those visions in my sky. I could find a hand that always held me through this ride. Progress was something I was hoping for, my prayes are answered everyday” (ma la verità è che potevo vedere quelle visioni nel mio cielo, ho trovato una mano che mi ha sempre sostenuto in questo viaggio. Migliorarmi era qualcosa che speravo e le mie preghiere vengono esaudite ogni giorno).
Ecco, potrei chiudere qui perché davvero Neuron meriterebbe un capitolo a sé stante, grazie anche alla partecipazione di Yoon Mi-rae e Gaeko. Ma è soprattutto quella traccia che chi ama Hobi, voleva sentire da sempre eppure non lo sapeva. È un singolo ma è anche un cypher visibile, quasi tangibile, perché chi l’ascolta non può fare a meno di vedere davanti a sé l’immagine di Hobi che balla al centro del cerchio. Ma non è il jhope al quale siamo abituati ma Ho-seok, quel bambino che voleva imparare a ballare e lo faceva tallonando i ballerini della Neuron Crew fino a riuscire a entrare nella scuola perché aveva negli occhi quella fame, quella fiamma alla quale nessuno è in grado di dire no. Poche persone riescono a bruciare per una passione e soprattutto ad avere la determinazione di seguirla fino in fondo. Questo è stato il percorso di Hobi e questa canzone è il suo ringraziamento (‘cause these neurons are the cells that awakened me, perché quei NEURON hanno svegliato il ballerino che è in me) ma anche il suo nuovo inizio, un nuovo capitolo, una nuova corsa. A new run…verso Hope on the Street vol.2?
Vi lascio con NEURON, fatemi sapere cosa ne pensate dell’album qui e nei commenti su IG!
Lor
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