“I want to talk about future. Trust is what we need now. Both Armys and us members, we need to draw our future together upon trust for each other“
(jhope, Yet To Come in Busan)
Busan, due anni dopo. Se chiudo gli occhi, rivivo questa scena, rivedo Hobi che ci chiede di avere fiducia in loro perché questa è la base per poter disegnare il nostro futuro insieme; rivivo le stesse emozioni e sento persino gli odori del momento in cui la stavo guardando, seduta al ristorante con le cuffie nelle orecchie, mangiando lo gnocco fritto mentre mia madre mi fulminava a vista ma sapeva che ero presa e non poteva farci niente, nel frattempo la connessione su weverse crashava un secondo sì e l’altro pure ed io aspettavo Jin che avrebbe annunciato la sua partenza per il militare con il cameriere che imprecava nell’attirare la mia attenzione verso il piatto che stava servendo.
L’annuncio non è arrivato quel giorno.
Jin ci ha lasciato vivere nell’illusione ancora per qualche ora, lasciando incontaminato il ricordo di quest’ultimo concerto tanto atteso dagli Army quanto da ciascuno dei membri. Dopo tre anni di assenza, i BTS tornavano ad esibirsi sul palco davanti al loro pubblico in quella che sarebbe stata l’ultima esibizione ufficiale prima della partenza per il militare e, per alcuni, l’ultima occasione di poter vedere i loro fans e condividere quest’esperienza unica nel suo genere.
Non avevo intenzione di scrivere quest’articolo ma, per caso, sono incappata su youtube nel video del backstage del concerto e non sono riuscita a trattenermi, sono corsa a vederlo ancora una volta ed è stato come tornare a casa, ritrovando lo stesso calore, le stesse sensazioni ed aggiungendone di nuove perché è come quando riascolti una canzone, ogni volta ti lascia qualcosa di diverso dentro perché non sei più la stessa persona che eri prima, sei cresciuta, hai vissute altre esperienze, affrontato altri problemi e il mondo attorno a te non si è fermato, come non ti sei fermata tu, come non si sono fermati neanche loro.
Anche se viviamo nell’illusione che il tempo si sia bloccato per i membri in servizio, in realtà sappiamo che non è così, siamo consapevoli che quando varcheranno le soglie delle rispettive caserme e uffici per l’ultima volta, ritornando da noi, ci troveremo di fronte a persone più mature che hanno passato gli ultimi due anni circa (un anno e sei mesi per chi ha svolto il servizio militare e 21 mesi per YoonGi che ha svolto il servizio alternativo) lontani da noi, vivendo esperienze che non possiamo neanche immaginare.
Lo abbiamo visto con Jin e lo stiamo vedendo con Hobi. Ritrovarsi di nuovo ad affrontare il mondo delle live è strano per loro, che si sentono quasi persi nel labirinto della vita, come lo è per noi che siamo pronti a guardarli pur non capendo niente ma con la voglia di trasmettergli tutto quello che sentiamo, che abbiamo vissuto e che vorremmo sentissero per capire quanto ci sono mancati davvero.
Tornare indietro, solo per qualche ora, per rivederli insieme, ci regala la sensazione di aver vinto contro il tempo, contro gli haters, perché siamo rimasti alla fermata del bus, in attesa che scendano dopo aver cantano Spring Day ancora una volta.
Questo è stato il pezzo che mi ha colpita più di tutti, il ricordo è rimasto indelebile perché guardandolo a posteriori sai che è stato lì che Jin ci ha salutato mentre gli altri stavano pensando ai rispettivi progetti da solisti con RM che ultimava Indigo, Hobi che aveva in programma l’ultimo concerto a Capodanno e Hope On The Street vol. 1, Suga con la mente proiettata all’album e al tour, Jimin, V e JungKook che sapevamo quanto l’anno successivo li avrebbe messi alla prova tra album e promozioni.
Si è partiti con Mic Drop ma soprattutto con jhope in forma smagliante, con le extention bionde, dopo l’Hobipalooza che ha urlato “make some noise!” e l’attenzione di tutti è caduta sulla felpa di Suga con la scritta “the earth is flat, didn’t you know that?” (la terra è piatta, non lo sapevate?), quasi a rimarcare l’ovvietà del nosense (noi saremmo partiti comunque, non lo sapevate?), del partire per il militare mentre il governo ancora tentennava sul loro possibile esonero, sfidando chi aveva messo in dubbio la loro voglia di partire e mostrarsi al pari degli altri, non dei privilegiati ma persone normali pronti ad adempiere agli obblighi imposti dalla patria, sfidando anche l’idea che il servizio militare avrebbe potuto segnare una battuta d’arresto sul loro successo.
Cosa che non è avvenuta perché con la stessa energia che hanno messo nella coreografia di Run BTS, hanno davvero dimostrato di esser a prova di proiettile, continuando a correre (run), con la consapevolezza che gli ARMY li avrebbero salvati (save me), aspettandoli nelle ore più buie (zero o’clock), restando al loro fianco come hanno promesso in Butterfly e tirando fuori le unghie e i denti come la rap line ha insegnato loro con UGH! e Cypher pt. 3 Killer. Ma anche continuando a ridere e ballare sulle note di Dynamite, boy with luv, butter e ma city e, ancora, dope, fire, idol. E, infine, ci hanno ricordato di aspettarli con Epilogue: Young Forever, For Youth seguita da Spring Day e Yet To Come. Perché il meglio deve ancora venire e come ha sottolineato Suga:
“There were many ups and downs to this concert, but what is done is done. It’s important you take good memories from it. Some people say this and that about BTS’ future, but we’ll stay here 20, 30 more years. Let’s grow old together” ( ci sono stati molti alti e bassi per questo concerto, ma quel che è fatto è fatto. L’importante è prenderne i ricordi migliori. Alcune persone dicono questo e quest’altro sul futuro dei BTS ma noi saremo qui per altri 20, 30 anni ancora. Cresciamo, invecchiamo insieme).
Suga mi fido di te, non mollarci nonostante quanto gli haters stanno provano a fare in questi giorni.
Vi lascio sulle note di Spring Day e fatemi sapere le vostre emozioni legate alla prima volta che avete visto questo concerto qui e su IG!
Lor
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