Jimin’s Production Diary: tra le pagine di un diario

BTS always communicate with fans through music

PDogg

Ci sono persone che amano tenere un diario, alcune lo scrivono meticolosamente ogni sera, altre svogliatamente quando hanno un attimo libero. Tra questi c’è poi chi passa ore a scegliere con cura le parole, scrivendole ancora a mano, cercando di infondere ogni singola emozione vissuta, riga dopo riga, rivivendo il momento e c’è chi invece lo scrive di getto, perché vuole rendere l’idea delle emozioni provate in tempo reale, magari al computer come una recensione o una canzone un po’ come sto facendo io in questo momento.

Queste sono alcune delle sensazioni che si provano guardando il documentario di Jimin (oggi disponibile nello shop di Weverse), un diario in cui ha raccolto i momenti più importanti legati alla produzione del suo primo album da solista, FACE, uscito il 24 marzo 2023 e composto da quattro singoli originali (Alone, Like Crazy, Face-off, Set Me Free pt.2) più l’interludio strumentale (Interlude: Dive) e la versione inglese di Like Crazy ma anche una traccia nascosta “Letter” dedicata agli ARMY.

Pezzi scritti e riscritti dalla Smeraldo Garden Marching Band ossia Jimin, PDogg, uno dei produttori più famosi di casa Hybe (anche noto per esser colui che ha suggerito il nome di un certo rapper, all’epoca diciasettenne, a Bang PD che lo scritturò poi per esser il leader dei BTS), GHSTLOOP (che possiamo ritrovare in tracce come What do you think?Burn it di Agust D, Yun di RM e Run BTS), ed EVAN (For YouthSomebody e Never Let You Go di JungKook), con la partecipazione di RM (che ha partecipato alla scrittura di FACE OFF e Like Crazy in ambedue le versioni), BVLUSH e Chris James (entrambi presenti in singoli come Life goes on e brani dei TXTLe SserafimEnhypen).

Dell’album abbiamo già parlato a suo tempo ma vi consiglio di ascoltarlo mentre leggete questa recensione e riascoltarlo prima di guardare il documentario, magari seduti sul divano con il ventilatore a pala.

I lavori dietro l’album sono iniziati ufficialmente a maggio 2022 e sembra passata una vita.

Se torniamo indietro con la memoria, infatti, ci sembra quasi di sfogliare un album dei ricordi in bianco e nero e questa forse è l’idea alla base per la scelta dei colori del documentario che alterna l’uso dei colori al classico bianco e nero in diversi punti della narrazione. 

Se ci pensiamo bene, ancora non c’era stato l’annuncio della pausa alla BTS Festa del 2022 (che ha scatenato il finimondo), l’album di Hobi non era ancora uscito, non si sapeva neanche del concerto di Busan, e poi ci siamo ritrovati con lo spauracchio delle notifiche della Hybe e la pausa forzata causa militare e tutto quello che poi è seguito con il singolo di Jin (The Astronaut), Indigo ( il primo album da solista di RM, dopo i due mixtape RM e MONO) e poi è arrivato FACE. L’album che ci ha sorpreso perché nessuno sapeva cosa aspettarsi da Jimin, che è stato l’apripista per l’esordio da solisti della Vocal Line.

Certo, singolarmente li conosciamo tutti e sappiamo, siamo consapevoli del “valore vocale” di ognuno di loro, del loro talento. Jimin era riuscito ad emozionarci con singoli come Promise e With You (parte della OST di Our Blues) e stupirci con Vibe (collaborazione con Taeyang, ex BigBang) ma questo è stato il suo primo album da solo, un salto nel buio come quello di Hobi, RM e Suga che, a differenza sua, avevano alle spalle però i precedenti mixtape.

E nella casa/studio di PDogg, seduti sul divano tra i cuscini a marchio Supreme o in piedi davanti alle tastiere, tra un “f*ck” e un bicchiere di vino, sono nati i pezzi che sono andati a comporre l’album con singoli come “Like Crazy” capace di piazzarsi in vetta alla Billboard Hot 100 e che racchiudono le emozioni di Jimin, le sue fragilità come “Alone” ma anche “Do you want a drink?” che non è sopravvissuto al risveglio in versione sobria dei produttori e non è arrivata alla sala di incisione ma si è guadagnata un posto d’onore tra i fans che si aspettano di sentirla prima o poi.

Questi sono dettagli emersi dalla live di Jimin in cui ha guardato e commentato con gli spettatori il documentario (in una sorta di Jiminception), tra le battute di Hobi e un mini intervento di Jin (che a giugno di quest’anno è finalmente tornato a casa) che hanno sostenuto l’amico, guardando il documentario con lui dalle rispettive caserme prima di riconsegnare i cellulari ed iniziare il turno di pulizia serale.

Lo spirito della live è stato un po’ quello dell’intero documentario: come assistere ad una festa nel salotto di casa, ballando a piedi nudi, alternando il mood da ragazzini a quelli più seri e composti, guardandoli chiusi tra le quattro mura in una sorta di The Breakfast Club da maggio a marzo per un totale di 67 minuti di filmato. Jimin ha preferito dare un taglio diverso rispetto ad Hobi che è stato più solare, ma anche a Suga che invece ha preferito mostrare il suo viaggio fuori dallo studio di registrazione.

Ognuno di loro ha scelto uno stile proprio per i rispettivi documentari che si riflettono nei singoli che vanno a comporre i loro album e non vediamo l’ora di vedere quello di JungKook in arrivo nei cinema.

Jimin ha preferito mostrare il lato della tavola rotonda, il brainstorming, dare voce al travaglio emotivo che ha portato alla realizzazione dell’album, mostrare il riflesso di se stesso per arrivare agli ARMY, per esser più vicino a loro.

Cercando di capire cosa vuole comunicare a loro.

I BTS comunicano con i fans attraverso la musica, attraverso le emozioni che scaturiscono dalle loro voci, capaci di trasformare delle semplici parole in emozioni vive.

Letter”, anche noto come “Dear Army”,  è il pezzo che riesce ad esprimere al meglio questo concetto. Vuoi per la voce calda di Jimin, rafforzata da Jungkook (che è apparso sia nel documentario che nella live), vuoi per la melodia che sembra abbracciare l’ascoltatore ma è uno di quei singoli che anche se non sai la lingua, non capisci ogni singola parola, riesce a toccare le corde del cuore.

È il suo regalo, la sua lettera, il suo ringraziamento agli ARMY, la loro voce più forte, prima di arrivare a Closer Than This . Ma di questo parleremo più avanti, ora godiamoci Jimin che balla sulle note di Letter!

Avete visto il documentario? Vi ha emozionato e permesso di capire meglio FACE? Fatemelo sapere qui e nei commenti su IG!

*L’articolo è stato in precedenza pubblicato su un’altra piattaforma, ora è stato modificato ed aggiornato dalla sua autrice e pubblicato sul proprio blog.

Lor

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *