2024: Are we ready for kpop in Italy?

Devo esser onesta e razionale o parlare con il cuore? Sto scrivendo questo pezzo dopo aver visto Jin percorrere le strade di Parigi con la torcia olimpica tra le mani e vorrei poter rispondere che sì, siamo pronti per un concerto dei BTS in Italia. Già mi vedo a San Siro o all’Olimpico, con il biglietto in mano, pronta ad imprecare contro il caldo, la pioggia, la pessima organizzazione, il fandom che non si mette d’accordo su nulla, il traffico e gli scioperi della metro ma con il sorriso perché la prospettiva di vederli -da lì a poche ore- cancellerebbe tutto il malcontento, ripagherebbe tutti gli anni di attesa e i soldi del biglietto.

E deve esser andata così per gli Stay, i fans degli Stray Kids, che questo venerdì, tra pioggia e sole, hanno visto i loro idols esibirsi come headliner all’Independent Days Festival (I-Days), proponendo una tracklist di 18 canzoni girata in migliaia di dirette su ogni social network esistente che hanno regalato la sensazione di esser lì presente per il pubblico che è rimasto a casa.

Per chi come me è ignorante in materia, gli I-Days Festival sono una manifestazione musicale estiva, nata a Bologna alla fine degli anni ’90 e poi arrivata a Milano vista la crescente popolarità, grazie alla partecipazione di artisti che vanno dai Green Day, ai Red Hot Chili Peppers, Imagine Dragons, Biffy Clyro, Vasco Rossi, fino ad Avril Lavigne e gli Stray Kids quest’anno con un pubblico di 67mila persone che hanno segnato un record.

Ma allora perché ne parlo oggi e in un blog incentrato perlopiù sui BTS?

Dovete sapere che fino a poco tempo fa, su un’altra piattaforma, gestivo una rubrica musicale chiamata alla scoperta del kpop dove presentavo ogni settimana un gruppo kpop, jpop, krock o kindie, che non conoscevo ma che mi aveva incuriosita al punto da fare ricerche sulla loro storia, formazione e musica.

Il mio approccio era questo e non era semplice riuscire a scovare informazioni, recuperare la loro discografia, spesso citavo solo i pezzi più conosciuti e i fans dei rispettivi gruppi menzionati intervenivano sotto i post per commentare, correggere ed invitarmi ad ascoltare quelli che per loro erano più belli.

Grazie a questa rubrica ho “conosciuto” gli SHINee, i TXT, i Big Bang, i Seventeen e tanti altri gruppi ancora, ma non mi sono approcciata agli Stray Kids perché avevo un po’ paura onestamente. Quando si tratta di gruppi con un fandom così grande, devi prenderti tutto il tempo necessario per fare le giuste ricerche in merito. Già con le band sopramenzionate era stato un azzardo e poi ho deciso di dedicarmi a questo progetto indipendente in cui seguo solo i BTS, lasciando gli altri gruppi come valvola di sfogo, un piacere da ascoltare, senza studi particolari dietro la loro musica, nonostante abbia amiche che cercano di portarmi sulla strada dei loro gruppi preferiti come appunto gli Stray Kids.

E non sono ragazzine, non sono persone che hanno speso i loro risparmi per “un’oretta de musica e buonanotte”, per un “cippicippiciapaciapa”.

Una pagina che seguo, gestita da due grandi amiche, mi ha girato il video in cui hanno registrato una giornalista in una nota stazione radio italiana che commentava in questo modo la performance del gruppo coreano, oltre ad aver usato altre espressioni vaghe ed imprecise come “ragazzini molto giovani” (se sono ragazzini, credo che indirettamente siano molto giovani ma va be’…e considerando che c’erano anche cinquantenni al concerto, magari farà piacere sentirsi definire ancora ragazzini, magari la skincare coreana funziona davvero e ha reso tutti noi fans della korean wave più giovani d’aspetto ma andrei cauta con certe affermazioni), “vestiti da gattine” che mi ha lasciata un po’ basita (per la serie “che gruppo hai visto?”) e in Corea il militare dura 10 anni….ecco, nella Corea del Nord sì, in Corea del Sud dura 16 mesi per fortuna (che poi per noi fans sembrano dieci anni è un altro discorso ma appunto noi siamo fans).

Ma ciò che mi ha sorpresa davvero è stato il momento di autocompiacimento nel dire “noi giornalisti d’inchiesta”, quando il giornalismo d’inchiesta è tutto fuorché qualunquismo, è ricerca, è un metodo che ricorre direttamente alle fonti e non si basa su opinioni proprie, su considerazioni personali ma su uno studio che porta il lettore a riflettere e a volerne sapere di più sull’argomento per formarsi poi un pensiero personale in merito.

Non è stata l’unica delusione, avevo già letto un articolo di una rivista che a proposito della visita degli Stray Kids in Italia, definiva il mondo della musica coreana come una fabbrica di plastica e, per quanto sia un insulto bello e buono, mi ha offerto uno spunto di riflessione interessante, mi sono chiesta cosa pensa quel giornalista della musica di Michael Jackson, noto sia per la sua bravura come artista ma anche per tristi vicende giudiziarie e per interventi chirurgici che all’epoca avevano sorpreso gran parte del mondo occidentale. Ma, nonostante tutto, il pubblico lo ricorda per pezzi straordinari come Thriller e non per la “faccia di plastica.”

Forse sarà un mondo rifatto, forse sarà un mondo di “gattine” ma, se fossi una giornalista d’inchiesta italiana seria, terrei d’occhio questo fenomeno che sta travolgendo il pubblico nostrano. Mi chiederei perché non abbiamo gruppi capaci di riempire interi stadi. Al momento di gruppi italiani in grado di farlo forse ci sono solo i Maneskin e i the Kolors, e non sono così sicura che sarebbero in grado fare questi numeri. Ma se penso alla Corea, non devo neanche pensare troppo per rendermi conto che sono in grado di nominare almeno dieci gruppi in grado di fare il pienone, sold out in meno di un’ora. E questo senza neanche menzionare i BTS.

Ma vivo nel terrore che il giorno dopo potrei ritrovarmi un articolo o una “giornalista” in radio pronta a sparare sentenze senza manco sapere i loro nomi, la loro storia o aver ascoltato la loro musica.

Non so se siamo pronti a ricevere i BTS ma abbiamo ancora un anno per migliorarci, per sognare e prepararci nel caso ma spero che gli Stray Kids abbiano aperto loro la strada o che Jin faccia un’apparizione speciale al concerto dei Coldplay che mi farebbe saltare dalla sedia e correre a prendere il primo treno per Roma.

Nel frattempo alla cara giornalista vorrei dire “ciàpa sü e porta a cà…il tuo cippi cippi ciapa ciapa” e ricordarle questo meraviglioso pezzo dei Coldplay e dei BTS “You are my universe“.

… they said that we can’t be together, Because, because we come from different sides (…) Please hold my hand, we are made of each other, baby” (dicevano che non potevamo stare insieme, perché veniamo da posti diversi (…) prendi la mia mano, siamo fatti l’uno per l’altra”.

Siete stati al concerto degli Stray Kids? O avreste voluto partecipare? Fatemi sapere della vostra esperienza e cosa ne pensate qui e nei commenti su IG!

Lor

2 risposte a “2024: Are we ready for kpop in Italy?”

  1. Avatar Ale
    Ale

    Anni 65 presente al concerto sotto il monsone. E senza nipoti come alibi. Concerto potente. Forse più breve del previsto ma loro non si sono risparmiati e gli spettatori neanche. Spero di rivederli presto. Chi non ha ancora capito la forza dell’onda coreana si troverà travolto a rimangiarti i commenti spocchiosi e razzisti. In un modo o nell’altro tutti facciamo questa parte nei confronti di qualcosa che non conosciamo e non capiamo, l’importante è’ rendercene conto e correggere il tiro aprendosi un po’ di più a nuovi mondi. Il futuro sta chiaramente a est.

    1. Avatar Lor

      Concordo al 100 per cento, riuscire ad aprire gli occhi verso il mondo. Grazie per avermi letta e aver condiviso il tuo pensiero!

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