Avete presente Shock in My Town? Quel singolo di Battiato uscito nel 1998? All’epoca ero una ragazzina e rimasi senza parole di fronte a questo pezzo per me incomprensibile, troppo fuori dagli schemi e completamente diverso dai precedenti ai quali mi ero abituata come La cura. Ci sono voluti quasi vent’anni per accettarlo e capirlo. Con Right Place Wrong Person c’è voluto molto meno ma ha avuto lo stesso impatto al primo ascolto poi, mentre cercavo di barcamenarmi tra i vari autori e produttori che hanno collaborato e soprattutto gli stili musicali adottati, è arrivata l’illuminazione perché mi sono ritrovata a pensare a questo vlog girato in Svizzera nel 2022 e, più precisamente, alla scena in cui NamJoon scende dallo scivolo a forma di tubo, ridendo spensierato (minuto 17:55 circa). Sono scoppiata a ridere anch’io mentre riascoltavo le varie tracce, non sentendole più “estranee” come la prima volta.
Cosa c’entra tutto questo con l’album?
Tra i vari generi che possiamo ritrovare in quest’ultimo lavoro di RM, uscito il 24 maggio, oltre all’alternative hiphop, jazz ed R&B, è presente anche lo shoegazing che è caratterizzato da effetti come la distorsione dei suoni e il riverbero ossia la simulazione in studio di suoni in spazi aperti; tra le sottocategorie, c’è il riverbero a camera dove in una scatola isolata acusticamente viene inserito un tubo curvato, da un lato c’è un microfono e dall’altro un altoparlante che cattura il suono e lo diffonde. La descrizione del tubo mi ha ricordato lo scivolo e mi ha fatto pensare anche al video in cui Jimin ascolta RPWP e commenta dicendo che è un album arrabbiato ma anche divertente che descrive perfettamente il suo amico, come un diario.
Sono partita da questa descrizione e l’ho usata come chiave di lettura per capire ogni pezzo. Questa non è una recensione semplice e neanche come le solite perché impossibile riuscire ad esaminare singolo per singolo; ognuno di essi è legato all’altro come scene di un film, come appunti sparsi, note scritte sulle pagine di un diario.
Ma facciamo un’ultima premessa: seguo i BTS da qualche anno e quando ho iniziato a vedere le loro live mi è capitato di quando in quando di leggere qualche commento “simpaticissimo” relativo al militare e non mi riferisco a domande curiose in senso buono, come il preoccuparsi di quando sarebbero effettivamente partiti, ma a veri e proprio attacchi alle loro persone sull’arruolamento tardivo. Va da sé che quando Jin è partito e a ruota abbiamo capito che lo avrebbero fatto tutti a breve, pensavo si sarebbero fermati. Così non è stato e, se a me che sono una baby ARMY in un paesino sperduto italiano è arrivata una piccola percentuale di questo astio, non oso immaginare cosa sia arrivato direttamente a loro e cosa ha recepito NamJoon. Perché lui lo ha subito più di tutti?
Forse perché essendo poliglotta ha anche letto i commenti in più lingue ma, in realtà, come ha spiegato più volte e come abbiamo potuto vedere nel video sull’arruolamento di jhope, c’è stato una sorta di senso di colpa per non esser partito con l’amico della stessa classe d’età. In quel periodo di confusione, San Yawn è stata la mano amica che lo ha invitato a sfogare la sua rabbia e frustrazione nella musica, a tirare fuori quello che aveva dentro. Yawn, con il quale RM ha collaborato in precedenza al singolo Sexy Nukim, è la presenza fissa nell’album, assieme ad altri componenti del collettivo Balming Tiger come bj wmjn, Unsinkable, No identity (oggi parte del collettivo you.will.knovv) ma ci sono anche altri autori che hanno partecipato alle varie tracce come Ice cream drum (presente nei crediti di UGH! dei BTS), il duo jazz DOMi e JD Beck (che ha lavorato con Anderson Paak e Bruno Mars tra i tanti), JClef (che ha collaborato con eAeon), Kwan Jin-eon (che ritroviamo in pezzi dei CRAVITY e degli ASTRO) e molti altri che si sono ritrovati negli studi della Hybe in una sorta di tavola rotonda, aiutando NamJoon in questo suo nuovo progetto che si stacca da Indigo per riprendere quella versione di sé di RM il mixtape ma più matura e consapevole.
Ora siamo quasi pronti ad immergerci in Right Place, Wrong Person ma, prima di far partire la playlist dell’album, provate ad immaginare di esser dentro un cafè o seduti su una panchina in un parco. Guardatevi attorno, noterete una coppia che probabilmente sta litigando, un gruppo di amici che sta parlando e bisbigliando, magari sta commentando proprio voi oppure i due ragazzi e, come voi, sta pensando che lei è una pro-rider, un’esperta nelle relazioni mentre lui dà l’idea di esser la parte tossica nella storia, come in Nuts di cui ho amato il video live. E pensate che la storia finirà, inevitabilmente (love will fail inevitably) o che l’amore in generale è per le persone strane, per gli altri (love is for the freaks), non per voi che siete quel genere di persone disposte a dare il mondo agli altri, anche a portarli sulla luna (take you right to the moon).
Chi è giusto e chi è sbagliato? A volte siamo la persona sbagliata nel posto giusto ma altre quella giusta nel posto sbagliato (Right People, Wrong Place) e ci sentiamo come in una foresta in fiamme, noi siamo il meglio in un posto o una situazione totalmente sbagliata. Come il primo giorno di lavoro in una nuova azienda, sapete che siete stati scelti tra tanti perché siete i migliori eppure vi guardate attorno spaesati, come in una foresta che brucia con un pacchetto di sigarette per terra (Out of love). Sapete che il fumo uccide (smoking kills, I know) ma avete comunque il diritto di decidere voi se fumare o meno, non esser criticati per una foto postata su Instagram per caso. Questo è solo un esempio delle tante critiche che RM ha ricevuto in questi mesi, ma in generale chi fa parte del mondo dello spettacolo coreano finisce per esser costantemente sotto l’attenzione e lo sguardo critico dei mille leoni da tastiera che sono pronti a condannare chiunque. C’è un verso in Out of Love che mi ha colpita particolarmente, quando dice I don’t belong here, poetry died and love was buried, non appartengo a questo posto, la poesia è morta e l’amore è sepolto. In questo frangente mi ha ricordato Baudelaire e i poeti maledetti che probabilmente oggi verrebbero massacrati sui social per ogni post, foto o storia.
Quanto pensiamo di conoscere davvero a fondo i nostri idoli? Sappiamo il loro nome ma non li conosciamo davvero (you know my name but you do not know me). In Domodachi, RM e Little Simz criticano il sistema che non permette agli artisti di emergere, gli haters ma anche i fans che hanno un’idea distorta su cosa significhi conoscerli. We are all friends, siamo tutti amici ma in realtà non lo siamo veramente, continuiamo a pretendere e fingere di esserlo, let’s dance here (siamo in ballo e balliamo). Questo pezzo molto particolare, specie a livello strumentale, mi ha ricordato HUH?! di Agust D ft. jhope (What shit do you know about me? Cosa c*zzo sai -o pensi di sapere- di me?). Si passa poi all’interludio “?”, un breve stacco jazz che chiude la prima parte ricordando che what goes around comes around (tutto torna…come tratti gli altri, vieni trattato) e apre la strada Groin, la risposta alle polemiche e scandali intercorsi come quello di Korail (dove un’impiegata delle ferrovie statali ha abusato della propria posizione lavorativa per ottenere dati personali sui movimenti di NamJoon) o per aver postato il singolo Bad Religion di Frank Ocean e la relativa accusa di islamofobia o, ancora, i monaci buddisti che hanno rivelato dettagli sulla visita al tempio Hwaeomsa da parte dell’artista. RM ci dice che se non gli piace qualcosa, lui ci passa sopra e I see what I see, I be what I be (vedo quello che vedo, sono quello che sono; qui mi ha ricordato un po’ l’inizio di Idol). Nel video, NamJoon si muove libero in una strada della periferia londinese, invitando i leoni da tastiera e gli haters in generale che vivono come papere (o come struzzi con la testa sottoterra) ad uscire allo scoperto. Proseguendo con Heaven (uno dei miei pezzi preferiti), in cui ha raggiunto uno stato di grazia, di pace interiore al punto da “regalare” la propria pace, take me heaven (…) I’m feeling so good here with me e LOST!, dove scopre quella parte di sè persa, dove parla del suo esordio never been to club before I hit the club (non ero mai stato in un club prima di salire sul palco di un club per esibirmi), di come la sua vita sia passata dai quattordici ai trent’anni in un colpo solo. È un po’ la sensazione che proviamo tutti, guardandoci indietro, ad un certo punto sentiamo un senso di smarrimento, tornando indietro con la memoria e ripensando alle persone che abbiamo incontrato nella nostra vita come in Around the World (ft. Moses Sumney). Persone che hanno mentito e per il nostro bene, abbiamo deciso di credere, amare le loro bugie, fino a dire basta, fino a stancarci di esser sempre all’altezza degli standard altrui, dei trendsetters. Forse non saremo fighi, ma siamo andati avanti, ci siamo mossi (Know I ain’t cool but I’m in a move). Per arrivare al finale con i titoli di coda (Credit Roll), Do you stay inside or go off to life? Hope you all had such wonderful night. Vuoi restare lì o vuoi andare fuori e vivere? Spero che tu abbia passato una notte, un momento meraviglioso, ascoltandolo e godendoti la musica di RM…ritornando da lui come ci ha chiesto in Come back to Me.
Non è un album semplice da capire, ci ha messo un po’ ad ingranare ma più lo ascolto, più resta impresso.
Fatemi sapere cosa ne pensate qui e su IG!
Lor
Lascia un commento