“People might think it’d be better to die than to live like this. But no, I want to live so badly. Even if it pains every day. I want to live“
Park Ha-ru
Ci sono momenti grigi che tutti abbiamo vissuto almeno una volta nella vita, quel senso di stanchezza che ci fa dire “it’s tough to survive” (è difficile sopravvivere). Eppure andiamo avanti, ci guardiamo allo specchio, chiudiamo gli occhi, tiriamo un sospiro, ci sciacquiamo il volto o laviamo semplicemente le mani ed usciamo dal bagno che è il nostro rifugio segreto, a lavoro come a casa. È quel posto dove inevitabilmente ci ritroviamo tutti per cercare sicurezza, come se l’acqua possa lavare, spazzare via tutto il grigio e lo sporco di quello che stiamo vivendo ed una semplice porta chiusa è una protezione contro il mondo da tutte le situazioni sgradevoli, di disagio.
Begins≠Youth è un concentrato di questi momenti, al punto che finito il primo episodio la mia reazione è stata “i disagiati, dovevano chiamarlo i disagiati”; associando ad ogni personaggio un’etichetta che li ha seguiti per tutte le puntate dal bello e ricco al genio povero, dal traumatizzato al piromane dal cuore d’oro?, dalla paresi facciale sorridente all’indefinito al “ma siamo seri? lui non può essere V!“, aggiornandosi di volta in volta. Terminato il drama? Sono ancora i disagiati ma i disagiati del cuore e ora vi spiego come sono riusciti a conquistarmi ognuno a modo suo, specie Joo-an.
Faccio una doverosa premessa: quando ho letto per la prima volta che ci sarebbe stata una serie ispirata ai BTS ero al settimo cielo, anche se vedevo la data della messa in onda allontanarsi sempre più. Poi è arrivato il fatidico giorno e il drama è stato rilasciato sulla piattaforma Xclusive, quattro episodi per volta per un totale di dodici puntate. Sapevo che la serie era ispirata al BU, Bangtan Universe, quel mondo immaginario che nasce con la trilogia di The Most Beautiful Moment in Life e l’MV di I Need U, nel quale attraverso video musicali, note, webtoon, cortometraggi e testi in forma di diario ma anche poster, i ragazzi affrontano tematiche importanti come gli abusi mentali, fisici, l’abbandono, tentativi di suicidio ed altre esperienze forti, traumatiche; un mondo alternativo dove loro non sono idol ma persone comuni che vengono da situazioni personali particolari e vivono esperienze uniche. Ma ho deciso di non leggere niente per paura di spoilerarmi la storia.
Spoiler: finita la prima puntata sono andata a recuperare tutto per capire cosa stavo guardando. E questo è il più grande difetto ma anche ciò che rende unica questa serie: solo se avete un’idea generale di cosa sia il BU riuscirete a destreggiarvi in ogni episodio, a saper cogliere particolari che sono come piccoli tasselli che vanno a comporre il puzzle. Da semplice amante dei drama vi ritrovereste all’ultimo episodio a chiedervi cosa avete visto, da ARMY invece saprete dare un senso alla storia anche se ammetto di esser rimasta un po’ insoddisfatta per alcune situazioni che sono rimaste aperte.
Andiamo a scoprire i protagonisti, chi, cosa e come viene raccontato. Alla prima visione si fa fatica a capire chi interpreta chi, forse è dovuto anche all’idea che per i fans nessuno ad eccezione dei BTS può interpretarli eppure, episodio dopo episodio, ho smesso di vedere degli attori, di chiamarli con i nomi che venivano usati perché vedevo i membri nelle loro espressioni, nella mimica facciale e nei piccoli dettagli attraverso i quali non si può fare a meno di identificarli come i Bangtan, come Ce-in che si mangia le unghie proprio come Suga. Piccola curiosità: l’attore Noh Jong-hyun, che interpreta Ce-in (ed è nato nello stesso anno di YoonGi), ha condiviso sul suo canale youtube un mini episodio dietro le quinte, dove ha dichiarato di aver guadagnato punti all’audizione dopo aver ammesso di passare il tempo libero a dormire o guardare la tv. Come l’originale YoonGi.
La storia parte proprio da lui, Min Ce-in con un accendino in mano ed un incendio che vedremo a più riprese nel corso della storia. Nel rogo muore la madre del ragazzo che soffriva da tempo di depressione e non ci sono dubbi per la sua famiglia che sia stato un suicidio mentre per i concittadini è stato Ce-in ad appiccare l’incendio.
Ci sono molti punti lasciati in sospeso riguardo questa morte che danno modo allo spettatore di creare diverse teorie ma con un’unica certezza: a differenza dei vicini di casa, noi sappiamo che non è stato Ce-in. E anche i suoi amici lo sanno. Amici che arrivano per caso nella sua vita e diventano la sua famiglia, come Kim Hwan aka Jin (Seo Ji-hoon), il figlio del candidato politico locale che non si fa scrupoli pur di esser eletto, a differenza del ragazzo che invece si ritrova spiazzato davanti a determinati comportamenti e atteggiamenti tenuti dagli adulti. Ecco, qui devo aprire una piccola e doverosa parentesi, non c’è un solo adulto, una sola figura genitoriale che si salva in tutto il dramma, forse la madre di Joo-an (V, Jung Woo-jin) di straforo. Non so quale sia la figura peggiore perché è una dura lotta. Da un lato abbiamo il padre di Hwan che pur di vincere le elezioni e continuare la sua ascesa politica non si fa alcuno scrupolo, arrivando anche a cercare di uccidere un ragazzo, Do-geon (Nam-joon, interpretato da Seo Young-joo); alla madre di Do-geon stesso, il cui senso di orgoglio non le permette di chiedere aiuto alla cognata ma pretende che il figlio rinunci al suo futuro per aiutare economicamente la famiglia; dall’altro i genitori di Ha-ru (Jimin, Kim Yoon-woo che ho riconosciuto a fatica come il cantante pansori di My Dearest) che lottano per mantenere un certo status sociale, quell’idea di famiglia perfetta da Mulino Bianco agli occhi di tutti, incuranti dei problemi mentali del figlio che ne risente al punto da crearsi un amico immaginario per avere qualcuno con cui confidarsi e saranno i suoi nuovi amici -veri- ad aiutarlo ad uscire dal tunnel mentale in cui lo hanno tenuto chiuso i genitori; alla madre di Je-ha (JungKook, Jeon Jin-seo) che pur di continuare a vivere con il marito benestante e il figlio di questi, accetta qualsiasi cosa, anche che il figliastro bullizzi il figlio naturale; al padre di Joo-an, alcolizzato e violento che rende sordo il figlio ad un orecchio ed ha costretto la moglie e la figlia ad abbandonare il ragazzo per scampare alle violenze. Forse ad Ho-su (jhope, Ahn Ji-ho) è quello che andata meglio di tutti, essendo stato abbandonato da bambino al parco e cresciuto in un orfanotrofio. C’è poi il preside che è la figura nera, quella più marcia di tutte che domina incontrastata, anche sul padre di Ce-in dopo avergli rifilato una storia sul passato della madre del ragazzo.
Tutte queste situazioni di disagio vanno ad incastrarsi perfettamente creando le basi di una solida amicizia che commuove lo spettatore, il quale vuole diventare parte del gruppo di amici per aiutarli, abbracciarli (specie Joo-an quando viene picchiato dal padre), ridere con loro nei piccoli sprazzi di felicità come un pomeriggio al mare o una festa di compleanno ma viene anche voglia di cambiare quei momenti della storia che hanno stravolto le vite dei ragazzi. Ma è possibile?
La storia può esser riscritta in questo universo alternativo? Si può provare ad anticipare un evento e modificarne le conseguenze o tutto è inevitabile? Si può ricominciare una storia da capo?
Non aggiungo altro perché è un drama che va visto, poi commentato insieme a qualcuno per capire le rispettive impressioni su determinati avvenimenti che hanno caratterizzato la storia e portato ad un finale inaspettato.
Ma vi lascio con una frase pronunciata da Ha-ru e che ho usato per aprire questa recensione: “le persone credono che sia meglio morire che vivere in questo modo. Ma io voglio vivere disperatamente, Anche se fa male ogni giorno, io voglio vivere”. Ecco, quando siamo giù, quando vogliamo rinchiuderci in bagno e non uscire più, ricordiamo che c’è sempre un motivo per vivere e dobbiamo aggrapparci a quello e alla nostra voglia di continuare ad andare avanti nonostante tutto.
Take my hands now, you are the cause of my euphoria, prendi le mie mani ora, sei il motivo della mia gioia, della mia voglia di vivere.
Fatemi sapere cosa ne pensate qui e nei commenti su IG!
Lor
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