“Let’s burn” (Arson)
Il 18 agosto 2023 è uscito Jack in the Box: Hope Edition, la riedizione in versione fisica di Jack in the box, il primo album ufficiale di jhope uscito in precedenza solo in formato digitale il 15 luglio 2022, anticipato dai singoli e video musicali di “More” e “Arson” e portato in scena magistralmente a Chicago sul palco del Festival Lollapalooza, rinominato Hobipalooza.
All’epoca, ero da poco entrata nel mondo dei BTS in punta di piedi, Hobi era quello che mi faceva ridere di più nelle interviste e reel che vedevo in giro. Perciò quando è uscito il singolo di More sono rimasta sconvolta come un Hobi che arriva la sera della vigilia di Natale del 2010 nel dormitorio a Seoul, trovandosi davanti Suga in mutande. Vero è che ancora non avevo avuto modo di ascoltare tracce storiche che poi sono diventate le mie preferite, come i Cyphers, ma non riuscivo a capire il nesso o meglio la coesistenza tra jhope versione Spring e Hobi in modalità RUN BTS (il programma) e questo ragazzo che cantava “sono assetato” o ancora “bruciamo” in Arson. La dualità del personaggio mi spinse a voler vedere il concerto al Lollapalooza in diretta, tramite weverse in piena notte, e lì è avvenuta la magia che mi ha trasformata in una Baby Army.
Vedere una folla riunita solo per un singolo artista coreano in America, che canta pezzi nella propria lingua con solo poche espressioni in inglese, mi sorprese. Ok, il successo dei BTS è noto, ma come artisti singoli? Lo abbiamo scoperto negli ultimi due anni. È stato un azzardo, una scommessa che oggi possiamo dire vinta ma non so quanti “babbani” avrebbero puntato sul successo singolo di ognuno di loro.
E il fatto che Hobi, quello che è il “più fifone”, che si spaventa per una falena in camera (chi ha visto In the Soop, anche solo dei piccoli estratti, sa di cosa parlo) si sia lanciato sul mercato per primo con un album ed un’esibizione da solo su di un palco straniero ha lasciato sorpresi tutti i fan neofiti del gruppo, come “Jack in the Box” sia il suo lavoro che il pupazzo a molla nella scatola a sorpresa.
Prima di continuare a leggere la recensione preparate le cuffie, mettetevi comodi, poi fate partire l’album nella vostra playlist e fatelo scorrere nella giusta sequenza temporale perché ogni traccia è collegata all’altra.
Vi anticipo già che consiglio di recuperare Jack in the Box perché come ho detto spesso -e non mi stancherò mai di ripeterlo- è stato come se jhope avesse veramente scoperchiato il vaso di Pandora, facendo uscire tutte le nostre paure, ma ricordandoci che c’è la speranza e lui ne è la personificazione. Quest’album vi permette di conoscere questo straordinario artista; in ogni traccia è racchiuso un particolare della sua storia, di quel bambino che amava ballare ed è diventato un rapper ma anche un idol che ha scommesso su sé stesso e non si è mai dato per vinto, che ha sognato ed è arrivato a cantare con JCole che ha incontrato proprio nel backstage del Lollapalooza per la prima volta e si è ritrovato a comportarsi come un vero fan.
Nell’edizione fisica dell’album ci sono tutte le tracce contenute nella versione digitale con l’aggiunta delle versioni Lollapalooza di Equal Sign, Stop e Future più le versioni strumentali di More e Arson.
Sotto il profilo tecnico, Jack in the Box presenta delle influenze della old school dell’hip hop, combinando campionamenti di pezzi d’epoca (questa operazione viene chiamata sample nel gergo musicale e consiste nel riuso di parti di altre registrazioni nelle proprie, ad esempio una piccola parte di Shimmy Shimmy Ya di Ol’ Dirty Bastard è riconoscibile in What if…) con elementi pop, grunge e R&B più moderni. Nell’album non sono presenti collaborazioni a livello vocale ma, per quanto riguarda la produzione e la scrittura troviamo GHSTLOOP (che è presente anche nei crediti di molti pezzi dei BTS sia come gruppo che come solisti, tra i tanti Run BTS, Yun, Like Crazy, Burn it), Basstracks (che ha collaborato con Anserson.Paak), Clams Casino (che ha prodotto rapper come A$AP Rocky), Scoop DeVille (lo ritroviamo nei crediti di singoli cantati da Snoop Dogg e 50 Cent), Melanie Joy Fontana e Schulz (che abbiamo visto di recente nei crediti di Fri(END)s), Dem Jointz (che ha collaborato con Eminem), Evan, gli onnipresenti Supreme Boi e PDogg.
Ed ora passiamo ad analizzare la tracklist che si compone di dieci pezzi, anche se di fatto sono otto perché due sono tracce particolari, un intro parlata e un interludio chiamato Music Box Reflection che è un pezzo solo strumentale dove la musica è intervallata da sospiri e rumori meccanici, come quelli tipici dei carillon e pupazzi a molla e divide l’album in due momenti: il primo dedicato al passato e presente e il secondo al futuro con le sue incertezze e paure.
L’album si apre con una voce femminile che narra il mito di Pandora, della creatura mitologica nata per volontà di Zeus al fine di vendicarsi degli uomini, colpevoli di aver rubato il fuoco degli Dei, ed inizia nel punto in cui la donna è disperata per aver fatto uscire tutti i mali del mondo dal vaso. In quel momento sente una voce flebile dietro di sé e scopre una creatura piccola e luminosa: è la speranza che dona alle persone la volontà e la forza di continuare a vivere in mezzo al dolore e alla sofferenza. E questo inizio ci porta dentro la scatola di Pandora (Pandora’s Box) e la nascita di jhope, framed to become Bangtan’s hope, destinato come un cavaliere (knighted in that name) ad esser la speranza dei Bangtan, esser il sorriso, la luce di qualcuno nel momento del bisogno. Hope World, il primo mixtape, è stato il primo passo che lo ha portato chiedersi “where’s my path?what do I have to say?” (dov’è il mio percorso, cosa devo dire?); e, come Pandora, Hobi è parte di un grande disegno in un mondo pieno di avidità, invidia, gelosia, rancore, odio e tentazione. Ma non ha paura di tornare indietro, come Benjamin Button (e anche qui tornano le citazioni letterarie e in questo caso menziona il racconto di Francis Scott Fitzgerald che ha poi ispirato il film con Brad Pitt e Cate Blanchett) e non vuole esser come la rana nel pozzo (qui menziona la parabola della rana che, per paura, non esce e resta chiusa nelle mura del pozzo, senza darsi la possibilità di vedere il mondo fuori). Hobi è pronto a saltare fuori dalla scatola, a buttarsi nel mondo e lo ha già fatto uscendo per primo come solista. Anche se, nonostante abbia passato undici anni da autodidatta nel mondo della musica rap, ancora non si sente “abbastanza” come canta in More (“I am still not enough”). Ha realizzato il suo mixtape, si è preso i complimenti come fossero dolci (kit kat) ma vuole di più, premi, grammy, riconoscimenti; il suo lavoro lo fa sentire vivo, lo fa respirare e ne vuole sempre di più.
L’avidità può anche non esser vista però come un male e questo lo si capisce nella traccia successiva: STOP. Non ho apprezzato veramente questo singolo fino a quando non ho capito il suo significato e la sua origine. Ispirata al libro “There are no bad people in world” di Won Jae-hoon che Hobi ha menzionato in una live, ho cercato e trovato piccole citazioni tratte dalle storie narrate al suo interno che potessero aiutarmi a capire meglio il testo, come questa “The moment you do what you want, it ironically becomes something that you can no longer do. But then you start to see what really is important” (Poppy), “Nel momento in cui fai quello che vuoi, ironicamente diventa qualcosa che non puoi più fare. Ma inizi a vedere cosa è veramente importante” e, ancora, “If people start to truthfully open up, they eventually discover a path on their own” (Wish-Granting House) “Se le persone iniziassero ad aprirsi sinceramente, alla fine scoprirebbero un percorso per conto proprio”. Perché sono importanti per capire questa traccia? Qui jhope parla della cattiveria delle persone, sono davvero cattivi i criminali come leggiamo ogni giorno nelle notizie? O li processiamo senza appello?
Ed arriviamo ad Equal Sign che è la mia traccia preferita e mi ha ricordato fin dal primo ascolto Sweet Harmony dei The Beloved. Forse per il tema ma mi trasmette la stessa sensazione di pace ed equità, esser tutti sullo stesso piano, senza differenze di età e genere. Respiriamo la stessa aria, abbiamo gli stessi sogni, condividiamo le stesse risate e lacrime.
Hobi stacca poi con l’intermezzo, dando un attimo di respiro prima di buttarsi in What if… che è una riflessione su se stesso “am I really like that? Hopeful, optimistic?” Sono davvero così? Speranzoso, ottimista?” e ancora “if you were me, can you keep on doing those things you said?” per arrivare alla domanda che ci porterà poi ad Hope on The Street “What if I have no passion?”. E forse la risposta è nella traccia successiva, in Safety Zone, nella zona di sicurezza. Ma qual è la nostra Safety Zone in un mondo che sta cambiando velocemente, dove la vita diventa il nemico, portandoci ad isolarci “my life is becoming my enemy. It’s getting lonesome”? Forse è solo uno stato mentale, quel Blue Side di Hope World. Quella è la sua Safety Zone ed anche la nostra.
Le ultime due tracce sono orientate al futuro, partendo proprio da Future, dove Hobi parte ricordando se stesso come “a kid who only liked dancing” (un bambino che ama solo ballare) ma niente è per sempre, il futuro è incerto, è una scommessa che fai con il coraggio, la fede e la speranza, uscendo fuori dal pozzo.
L’album si chiude con Arson che parte con l’incipit Let’s burn, bruciamo. No, non come piromani o per autocombustione ma di passione, di speranza. È una traccia collegata all’avidità di More, dove grazie all’avidità ha ottenuto soldi e popolarità ma allo stesso tempo rimane la domanda se deve continuare a bruciare per le sue passioni. E qui si chiude Jack in the Box ed inizia il percorso di Hope On the Street.
Vi lascio con l’esibizione di Hobi ai Mama 2022 con More e Arson. Fatemi sapere cosa ne pensate qui e su IG!
Lor
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